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Se si soffre di una patologia cardiaca o se in passata si è avuto un evento ischemico, lo specialista prescriverà una terapia a vita che includerà fra i farmaci l’aspirina (che è In Italia ancora un marchio registrato) o la sua molecola di base (acido acetilsalicilico). Ma quanto questo farmaco ha una funzione protettiva su questi pazienti? Ed è in grado di prevenire problematiche circolatorie in chi non ne ha mai sofferto prima?

A che serve l’acido acetilsalicilico?

La funzione dell’acido acetilsalicilico è triplice :

  • antinfiammatoria (detta anche antiflogistica), ossia capace di ridurre o spegnere un focolaio di infiammazione. Si dividono in Farmaci Antiinfiammatori Non Steroidei (FANS) di cui fanno parte tutti i farmaci che contengono Acido Salicilico (detti Salicilati) e Farmaci Antinfiammatori Steroidei (FAS) come ad esempio il Cortisone.
  • antalgica (detta anche analgesica), significa cioè che riesce a ridurre il dolore senza però intervenire sulle cause che lo provoca;
  • antiaggregante (detto per questo anche farmaco antipiastrinico o farmaco antiaggregante piastrinico), capace cioè di contrastare l’aggregazione delle piastrine, prevenendo così la formazione di trombi ed emboli; in particolare, la funzione antiaggregante la rende uno dei farmaci di elezione per il trattamento anti trombotico, ossia per evitare la formazione di coaguli in pazienti che hanno già subito un evento ischemico e che quindi sono maggiormente a rischio. Inoltre, come già abbiamo riportato in passato, ci sono sempre più evidenze legate al fatto che questa molecola usata come terapia antiaggregante riduca la possibilità di infarto in pazienti che hanno uno stent cardiaco.

Aspirina fa bene al cuore?

Ci sono stati moltissimi studi legati ai benefici dell’aspirina per il cuore, poiché molti sono convinti che possa essere assunta in soggetti sani come farmaco preventivo per gli infarti e gli ictus (la cosiddetta prevenzione secondaria).

La sua azione anticoagulante rende si il sangue più fluido, ma predispone ad un rischio maggiore di emorragie in seguito a ferite normalmente innocue e tale rischio aumenta se i pazienti assumono già altri farmaci anti-coagulanti per altre patologie. Uno studio denominato ASPREE pubblicato lo scorso ottobre sulla rivista The New England Journal of Medicine ha osservato per quattro anni (dal 2010 al 2014) un gruppo di quasi ventimila pazienti di Australiani e Statunitensi con età maggiore di 65 di varie etnie (ispanici, bianchi, neri). Questi pazienti sani, sono stati divisi in due gruppi, uno a cui è stato somministrato il placebo e ad un altro 100 mg di aspirina al giorno come terapia preventiva. Ebbene, la mortalità sui due gruppi è stata la stessa, smontando di fatto la credenza di un possibile effetto come farmaco preventivo e anzi aumentando la possibilità di eventi emorragici.

Al contrario, diversi studi evidenziano che è fondamentale assumere questa molecola e non interrompere la terapia se si è già stati soggetti ad un evento ischemico o si è stati colpiti da malattia cardiovascolare (ossia come prevenzione primaria), per i benefici sul sistema cardiovascolare.

Perciò non possiamo dire che l’aspirina di per se faccia bene o faccia male al cuore, ma dipende dalla storia clinica e familiare del paziente.

Bisogna perciò rapportarsi sempre allo specialista, che saprà non solo indicare la necessità o meno di assumere questo farmaco, ma anche il giusto dosaggio che varia da individuo ad individuo.